UNGHERIA, OK ALLA STRETTA SUI DIRITTI LGBT
Continua la crociata del premier ungherese Viktor Orbán contro i diritti civili. Nella giornata di ieri il parlamento ungherese ha approvato a larga maggioranza le modifiche costituzionali che rendono ancora più rigidi i divieti contro la cosiddetta “propaganda gender”.
L’emendamento da forza alla legge approvata in via accelerata lo scorso marzo che ha reso illegale l’organizzazione e la partecipazione ad eventi quali il gay pride e che ha proibito qualsiasi forma di rappresentazione o promozione dell'omosessualità ai minori.
Le modifiche approvate introducono quindi dei limiti rilevanti alla libertà di riunione e conferiscono alle autorità il permesso di usare strumenti quali il riconoscimento facciale per punire i trasgressori. Per coloro che dovessero essere individuati durante i raduni vietati scatterebbero subito multe fino a 500 euro.
Rinforzata anche la linea contro il riconoscimento delle identità di genere non binarie. Il testo chiarisce quindi che le persone possono essere solo maschi o femmine, seguendo così le orme di un precedente emendamento che proibiva l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso.
Delle misure che hanno scatenato una rivolta popolare. A nulla sono però servite le proteste di alcuni politici di opposizione ed alcuni manifestanti avvenute sia all’interno che all’esterno del Parlamento.
Prosegue così l’azione di Orbán, che negli ultimi anni ha adottato innumerevoli misure atte a limitare i diritti della comunità Lgbt. Dopo il divieto di poter cambiare il genere giuridico per le persone transgender e quello contro la diffusione di informazioni sull'omosessualità e sul cambio di sesso nelle scuole, si aggiunge ora una nuova pagina della lotta del governo ungherese al mondo arcobaleno.