AUTONOMIA, MESE DECISIVO: ULTIMO ROUND ALLA CAMERA
Aprile è il mese dell'autonomia differenziata. Dopo l'approvazione al Senato, il disegno di legge del ministro Calderoli che regola le possibilità e le modalità di affidamento delle 23 materie (tutte o parte di esse) alla competenza delle singole Regioni come richiesto ormai nel 2017 dai cittadini di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, è partito anche alla Camera l'iter della riforma che, una volta approvata anche dai deputati di Montecitorio, diventerà a tutti gli effetti legge dello stato. Alla Camera la discussione è scattata l'8 febbraio in commissione Affari costituzionali a firma dei tre relatori: Paolo Emilio Russo di Forza Italia, il padovano Alberto Stefani per la Lega, e Alessandro Urzì di Fratelli d'Italia. La data, cerchiata in rosso sul calendario del Veneto, è quella del 29 aprile, giorno nel quale è stata calendarizzata dalla conferenza dei capigruppo la discussione e poi al voto alla Camera. Un Veneto che mantiene gli occhi puntati a quanto sta accadendo a Roma, dove il presidente Zaia ha parlato, in audizione, proprio alla prima commissione parlamentare, come già aveva fatto alla fine dell'anno scorso, ribadendo per l'ennesima volta, quasi allo sfinimento, come l'autonomia rappresenti un volano per la crescita, e non la paventata secessione dei ricchi.
All'autonomia, si lega a doppio filo la riforma del premierato, il cui iter è partito proprio negli ultimi giorni in commissione al Senato. Il rischio, è che il braccio di ferro tra i due principali partiti di maggioranza possa trasformarsi in un tiro alla fune tra l'autonomia, storica bandiera leghista, e l'elezione diretta del premier, cavallo di battaglia di Fratelli d'Italia. Fune che rischia di spezzarsi senza un compromesso, quello stesso che si sta cercando per ricucire lo strappo nella coalizione di governo che si è aperto sul limite al terzo mandato dei presidenti di regione.