notizie / 16/07/2024 15:23

BRUGNARO SI DIFENDE, MA ESPLODE LA BUFERA POLITICA

"Ho sempre agito in coscienza e dando un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici". Questa, la primissima reazione del primo cittadino di Venezia Luigi Brugnaro, leader del partito di Coraggio Italia, raggiunto da un avviso di garanzia da parte della procura che sta valutando la correttezza delle procedure di vendita dell'area Pili, che affaccia sulla Laguna. Esterrefatto, si è detto il sindaco di Venezia, che ha affidato ad una nota le prime riflessioni: "L'ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare vantaggi in termini di edificabilità è totalmente infondata. Com'è noto, ed ho spiegato pubblicamente, quella è un'area già edificabile da prima della mia amministrazione". E ha poi aggiunto: "Mai ho pensato, né messo in atto, alcuna azione amministrativa per un cambiamento delle cubature, e la stessa cosa è avvenuta per la vendita di Palazzo Papadopoli, che mi risulta alienato secondo una procedura trasparente dal punto di vista amministrativo". Brugnaro, travolto dall'indagine che ha spedito in carcere un imprenditore e soprattutto il suo assessore alla viabilità, Renato Boraso, si dice pronto a mettersi a disposizione della magistratura per chiarire ogni questione, ma le reazioni all'inchiesta veneziana, però, sono feroci e immediate. "Preoccupazione" è il sentimento manifestato da Arturo Lorenzoni, portavoce delle opposizioni in Consiglio Regionale. "Auspico chiarezza su una serie di presunti reati che, qualora confermati, getterebbero lunghe ombre sull’operato dell’attuale Giunta guidata dal sindaco Luigi Brugnaro”, ha detto l'ex vicesindaco di Padova.

"È indispensabile che si faccia chiarezza. E l’unico che può farlo è il Sindaco e l'esplicita richiesta che abbiamo avanzato è che riferisca domani in Consiglio". Questa, la prima risposta arrivata dai consiglieri comunali di minoranza a Ca' Farsetti, "I motivi su cui sono stati mossi gli avvisi di garanzia sono temi gravissimi che abbiamo tante volte chiesto di trattare in aula. Un assessore arrestato, il sindaco indagato insieme ai suoi più stretti collaboratori: che cosa intende fare il sindaco? Continuare la consiliatura e non tener conto dell’accaduto?", si chiedono le opposizioni.

«Se Brugnaro volesse davvero bene a Venezia e ai veneziani, avrebbe già rassegnato le sue dimissioni. Ma non penso lo farà», ha detto Erika Baldin, capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale. «Mi aspetto che Brugnaro tolga le deleghe a Boraso, ma non basta. Sarò molto chiara: queste indagini sono l'inizio della fine di Brugnaro». A ruota, il deputato pentastellato Enrico Cappelletti: "Elementi pesanti che lasciano pensare a un quadro di malaffare ramificato", l'invettiva del parlamentare padovano, "con l'ormai "solito" sospetto di pratiche corruttive con cui alcuni ottengono affidamenti delle gare pubbliche".

Sdegno da parte di Rifondazione Comunista e Sinistra Europea, che invocano le immediate dimissioni dell'intera Giunta comunale. "Il massimo esponente del 'partito del fare' ha portato la città al massimo dello spopolamento di residenti e della rendita parassitaria", l'accusa della segretaria veneta di rifondazione, concludendo dicendo: "Questa giunta fallimentare deve andare a casa".

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