notizie / 11/10/2024 14:00

DOPO LA TRAGEDIA, IN VIA FRIBURGO NON CAMBIA NULLA

La piccola Oleisa, studentessa italiana di origini ucraine, è morta giovedì sera all’ospedale di Padova, otto ore dopo essere stata fatalmente investita dalla motrice di un treno merci sui binari di via Friburgo.

E il giorno dopo la tragedia, nello stesso punto si ricomincia come niente fosse a passare sotto le sbarre, o a scavalcare il guardrail dove il passaggio ciclopedonale nemmeno è previsto. Ci sono bastati pochi minuti sul posto, per capire che nulla o quasi è cambiato, dopo la tragica morte della giovanissima studentessa, travolta mentre tornava a casa insieme ad alcune amiche che sono, alla luce dei fatti, miracolosamente scampate.

RFI, da noi di Tv7 direttamente interpellata, ci ha confermato quanto i testimoni avevano già asserito pochi istanti dopo l’impatto: al momento della tragedia, la sbarra era abbassata e il semaforo rosso acceso.

C’è però da dire un’altra cosa, e cioè che moltissime persone, ogni giorno, attraversano a piedi o in bici quei binari anche quando le sbarre sono chiuse. Lo dimostrano i segni sul prato: intorno alla sbarra si è formato un piccolo sentierino, quasi battuto, segno che quel percorso viene utilizzato molto spesso per attraversare il passaggio a livello. È su questo punto, che bisogna ragionare all’indomani della tragedia. La sicurezza sui binari, fa sapere il Comune di Padova, è di competenza delle ferrovie. E siccome quel passaggio a livello era rimasto aperto – su espressa richiesta dei residenti di San Lazzaro – anche dopo il 2019 quando il transito veicolare era stato soppresso, RFI ci ha risposto così: che l’accordo con Palazzo Moroni prevede che la chiusura del passaggio sia subordinata alla costruzione di una passerella ciclopedonale in corrispondenza del cavalcavia di via Venezia. La situazione, insomma è chiara: la tragedia è stata causata da una fatale leggerezza, tentata comunque ogni giorno da moltissime persone, persino poche ore dopo che una ragazzina vi ha perso la vita. Ma finché non si sarà un’alternativa, passerella o ascensore che sia, la situazione rimarrà la stessa: RFI sta lavorando – per step – all’installazione dei grembiali, le protezioni sottostanti alla barriera che impediscono il passaggio dei pedoni sotto la sbarra.

Via Friburgo per ora rimane questa. Il cavalcavia costruito dalla Giunta Bentsik negli anni Settanta – c’è sui piloni ancora una targa che ricorda l’opera - aprì un varco tra la Stanga e Ponte di Brenta, ma nel frattempo la città però cambiata totalmente. E la chiusura dei due passaggi a livello, prevista da una direttiva europea, ora devia il traffico per centinaia di metri lungo i binari fino all’inceneritore, senza una soluzione alternativa, e costringe i pedoni a lunghissime attese. È per questo, che molto spesso in tantissimi lo attraversano. E forse continueranno a farlo, per nulla scoraggiati, nemmeno dalla tragica morte di una ragazzina.

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