EDILIZIA, UN 2024 DA -7%: "IL PRIVATO IN GINOCCHIO"
C'era una volta il Superbonus 110%. Uno strumento pensato dal Governo Conte per ridare slancio all'economia nazionale partendo dal settore edilizio, da sempre trainante quando c'è da trascinare una nazione fuori dalle sabbie mobili finanziarie come erano quelle di un paese economicamente depresso negli anni del Coronavirus. C'era, perché ora non c'è più, e anche se le agevolazioni rimangono - con percentuali minori - è l'impossibilità di cedere il credito che, di fatto, azzoppa ogni speranza di accedervi per la stragrande maggioranza dei proprietari italiani. Il settore edilizio accusa il colpo: se nel 2023 le costruzioni hanno rappresentato il 10,7% del PIL regionale in Veneto, e il 17,2% degli occupati dell'industria, il 2024 è iniziato sotto ben altri auspici. L'ultimo anno, come spiegato a Padova da ANCE, l'associazione dei costruttori edili, nel convegno organizzato a Padova, ha visto un bel rimbalzo verso l'alto: più investimenti pubblici, più lavoratori e più ore lavorate. Ora, però, il nuovo 2024 prevede una diminuzione della produzione di circa il 7%, un drastico calo di investimenti privati ma un aumento cospicuo di quelli pubblici, ovviamente legati al PNRR. Complessivamente, però, non si può certo parlare di pareggio.
Il settore delle costruzioni ha trascinato verso l'alto l'economia e la ripresa degli investimenti nazionali dopo il crollo del Covid, contribuendo a circa un terzo della crescita del PIL. Ma ora, che il Superbonus praticamente non esiste più, così com'era stato pensato, la crisi si fa sentire. Nel futuro ci sono altri due grandi baluardi che fanno sperare in un settore che non crollerà, anzi: prima i fondi europei in arrivo con il PNRR, che da qui al 2026 vedranno nascere nuovi cantieri in ogni dove. Più avanti, l'effetto della direttiva europea "Case Green", un orizzonte destinato a cambiare il volto degli edifici di mezzo continente.