IL MALTEMPO ROMPE DIECI ARGINI: STATO DI EMERGENZA
Padova, Venezia e Treviso. Sono queste, le tre province maggiormente colpite dal violentissimo maltempo che, tra mercoledì e giovedì, ha messo in ginocchio il Veneto, allagato strade e campi, costretto alcune famiglie all'evacuazione delle loro abitazioni, messo in crisi il sistema dei trasporti e costretto a chiudere numerosi istituti scolastici in tutto il territorio. Nella notte tra venerdì e giovedì, il Muson dei Sassi ha rotto gli argini nell'Alta Padovana, a Rustega di Camposampiero, e l'acqua è arrivata a tracimare per chilometri, arrivando fino a Massanzago. In città, nella notte, la piena del Bacchiglione era passata senza creare grossi problemi. Centinaia, comunque, le chiamate i Vigili del Fuoco che sono intervenuti per svuotare cantine e garage allagati in tutta la provincia. Nel veneziano gli allagamenti si sono registrati nelle zone di Mira, dove il sindaco Dori ha chiesto lo stato di calamità, ma anche a Noale e Mirano che hanno tenuto le scuole chiuse nella giornata di venerdì. Venezia è finita sott'acqua, ma non per l'acqua alta: tanta era la pioggia caduta, che nemmeno il Mose (che comunque non si è alzato) avrebbe potuto salvare stavolta parti della città: diversa causa, ma medesimi danni. Peggio ancora è andata nella Marca trevigiana: è esondato il canale Avenale, il Muson e gran parte dei suoi affluenti. Le strade sono state allagate ad Asolo, Castelfranco e nei comuni confinanti, un tratto della Pdemontana è finito sott'acqua ed è stato chiuso con uscita obbligatoria al casello di Altivole. A Riese Pio X un'anziana è stata soccorsa dai carabinieri e portata all'esterno dell'abitazione, invasa dall'acqua. Il peggio, ora sembra alle spalle e il meteo dovrebbe dare una tregua. Ma il passaggio del maltempo, proprio come avvenuto a marzo, ha lasciato dietro di sè una lunga scia di danni.
La conta dei danni è prematura, ma il bilancio è sicuramente grave e la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza. In Veneto, i bacini di laminazione hanno dato insomma una mano e hanno evitato un disastro come quello del 2010. Ma se i fenomeni atmosferici continueranno ad essere così imprevedibili e violenti, bisognerà ripensare l'intero sistema di prevenzione.