METEO ESTREMO: "MA NON SI METTANO LE MANI AVANTI"
Va bene parlare di eventi atmosferici estremi, ma i numeri non devono esentare le istituzioni dalle loro responsabilità. Non usa mezzi giri di parole il professor D’Alpaos, tra i più stimati ingegneri idraulici del nostro paese, per fotografare la situazione italiana, e in particolare nel Nord: se l’anno scorso l’Emilia Romagna è finita sott’acqua, e il Veneto – pur in misura inferiore – ha registrato gravissimi danni due volte quest’anno, tra l’inizio di marzo e gli ultimi giorni, è evidente che qualcosa nel contenimento delle acque non ha funzionato. I dati meteorologici possono essere indicativi, se in un giorno cade la pioggia che normalmente cadrebbe in due mesi l’evento è certamente eccezionale. Però, spiega il docente, emerito di idraulica dell’Università di Padova, ma non bisogna rassegnarsi a catalogarli semplicemente come impossibili da contenere.
Il nostro territorio è fragile, e il rischio concreto è che dovremo abituarci a situazioni come quelle appena passate, spiega D’Alpaos. La ragione sta nell’utilizzo che abbiamo fatto del territorio: il che non significa solo cementificazione in sé. Se viene costruita una nuova autostrada e alla prima pioggia finisce sott’acqua, guai a dire che la colpa è tutta del cielo.
Ci sono due grandi opere che ben rappresentano il problema di una politica veneta che negli anni non ha fatto abbastanza. Le casse di Ciano del Montello, contro cui alcuni sindaci erano ricorsi alla magistratura allungando di tre anni la fase progettuale, e l’eterna idrovia, che potrebbe salvare Padova e Venezia, sì, ma che sarebbe comunque un palliativo se a monte non si interverrà con interventi più sistemici.