BRUGNARO, I PM: "RIPETUTI CONFLITTI D'INTERESSE"
Giorno dopo giorno emergono nuovi dettagli relativi all’inchiesta sulla presunta corruzione a Venezia che sta scuotendo il capoluogo veneto.
Al punto che negli ultimi sette anni, rileva la Procura, vi sarebbero stati elementi di "ripetuti conflitti d'interesse riguardanti le figure più elevate dell'amministrazione" a partire dal sindaco Luigi Brugnaro e dai suoi più "stretti collaboratori".
I vertici dell'amministrazione – secondo i pm – sarebbero stati "scelti tra i più intimi dipendenti delle imprese private, gestite di fatto dal sindaco stesso anche dopo la costituzione di un trust".
Gli inquirenti sostengono quindi che il trust non abbia impedito commistioni tra l’ente pubblico e l’ambito operativo delle società private.
Un esempio? Secondo i magistrati sarebbero i finanziamenti alle campagne elettorali, tutte finanziate dal reticolo di società "che nel 2015 era controllato da Brugnaro ma che nel 2020 sarebbe dovuto essere gestito dal trust". Per la seconda elezione, in particolare, la Procura rileva "due distinti comitati elettorali, finanziati da Umana e Consorzio del Gruppo Lb Holding, gestiti da dirigenti e dipendenti".
Gli inquirenti si concentrano poi sulla tentata vendita dell'area dei Pili, che non sarebbe stata "una semplice trattativa" ma "un lungo percorso non portato a conclusione, in cui le parti hanno condiviso pure i dettagli del progetto.
430.000 mq su cui realizzare edifici residenziali, servizi e una casa di riposo che, sostiene la Procura, "avrebbe portato nelle casse di Brugnaro 150 milioni dalla vendita dei terreni, sotto forma di denaro e di un grande palasport di 16.000 posti che sarebbe stato dato in dote alla Reyer".
Nell’ambito delle trattative con il magnate di Singapore Ching Brugnaro, in veste oltre che di venditore anche di amministratore pubblico, avrebbe dato garanzie che il progetto poi sarebbe stato approvato.
E lo stop nella primavera 2018, fanno notare i pm, fu dovuto solo alla scoperta, da parte dell'imprenditore asiatico che il terreno era pesantemente inquinato e al clamore derivato da articoli di stampa che svelavano la trattativa e denunciavano la commistione di interessi nella persona del venditore dei terreni e detentore dei poteri autorizzativi".