sport / 22/10/2025 08:41

CASTEL D'AZZANO: ALLA RICERCA DELLE RESPONSABILITÀ

I familiari di Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello sono ancora chiusi nel dolore e nel lutto. I parenti e gli amici dei tre Carabinieri, morti nella strage di Castel d'Azzano, otto giorni fa, si aspettano però che la giustizia faccia presto il suo corso, non solo nei confronti dei tre fratelli Ramponi, responsabili materiali della deflagrazione che in via San martino ha spezzato le vite dei tre militari e ha causato il ferimento di altre 35 persone.

Le indagini della Procura di Verona proseguono nel massimo riserbo perché, oltre a stabilire se tutti e tre i fratelli abbiano avuto le stesse colpe e responsabilità, c'è anche da chiarire un aspetto cruciale perché riguarda i contorni operativi dell'operazione che aveva fatto confluire a Castel d'Azzano, quel tragico martedì notte, praticamente un centinaio di uomini delle forze dell'ordine.

Come è stata garantita la sicurezza degli operanti e del contesto in cui si sono mossi? Poteva essere evitata, o quanto meno limitata, la portata così tragica di un evento che, visti i precedenti e le minacce dei Ramponi, si prevedeva potesse portare ad esiti rischiosi per il personale sul posto? Allo stato dell'arte, lo sostengono anche gli avvocati dei familiari delle vittime, è impossibile trarre conclusioni su questo punto. Ma i dubbi rimangono: se la presenza dei corpi speciali certificava la consapevolezza di trovarsi in una situazione ad alto rischio, il fatto che oltre alla prima linea siano caduti, tra i feriti, altri 35 uomini delle forze dell'ordine vuol dire che probabilmente qualcosa, nella catena di comando, non ha funzionato o è stata sottovalutata. Starà alla magistratura, dimostrare se in questo contesto ci siano state omissioni giuridicamente rilevanti.

Mentre, nel frattempo, i due carabinieri ancora ricoverati in ospedale a Borgo Trento sono in via di miglioramento, la più grave dei feriti rimane Maria Luisa Ramponi, ustionata nell'esplosione che - pare - lei stessa avrebbe innescato quando i carabinieri hanno fatto irruzione nella cascina: è stata risvegliata per la prima volta dopo una settimana di coma farmacologico, e presto dovrebbe essere trasferita dalla rianimazione al reparto grandi ustionati. I suoi fratelli, Dino e Franco, stanno invece vivendo i primi giorni nel carcere di Montorio. Sono entrambi in custodia nel penitenziario veronese, ma per ordine del magistrato non possono aver alcun contatto né interazione tra di loro.

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