TREGUA A GAZA, E ORA?
Nella giornata di ieri è arrivata la conferma anche da parte di Israele: la tregua inizierà questa domenica 19 gennaio e durerà 42 giorni.
Appena sono trapelate le notizie, migliaia di palestinesi sono scesi per le strade delle maggiori città della striscia a festeggiare questo accordo, arrivato dopo 15 mesi di guerra.
Stando alle parole di Biden, che ha affermato come il suo team abbia lavorato in collaborazione con quello del presidente eletto Trump, la fase due, ancora da negoziare nei dettagli, porrebbe una fine definitiva alla guerra, mentre la fase tre vedrebbe il ritorno alle famiglie degli ostaggi deceduti in questi mesi di guerra.
Manca ancora la ratifica dell’accordo da parte di Tel Aviv. L’ufficio di Netanyahu ha comunicato che la riunione dell’esecutivo per il voto definitivo sulla tregua è slittata perché Hamas starebbe cercando di ottenere delle concessioni all’ultimo minuto. L’ufficio politico di Hamas ha, dal canto suo, confermato l’impegno dell’organizzazione terroristica di rispettare l’accordo.
Nonostante le negoziazioni non sono mancati i morti, sono 73 i palestinesi deceduti dopo l’annuncio della tregua, stando alle dichiarazioni del ministero della protezione civile di Gaza.
Il bilancio dei morti palestinesi in questi 15 mesi di guerra è di più di 46.000, cifra che potrebbe sottostimare addirittura del 40% l’entità effettiva, secondo una stima della rivista medica inglese The Lancet.
14.500 di questi sarebbero bambini. La direttrice generale dell’UNICEF, Catherine Russell, ha accolto con favore la notizia di una tregua umanitaria nella striscia, sollecitando le parti a rispettare l’accordo e, soprattutto, la clausola che impone un flusso maggiore di aiuti umanitari, consistenti in cibo, assistenza medica e psicosociale, istruzione e denaro per riprendere le attività commerciali.
Russell esorta anche invitando le parti a trovare una soluzione politica e duratura alla guerra.