PER LA LEGGE, DA ORA L'ANIMALE NON È PIÙ UN OGGETTO
È entrata in vigore dal primo luglio, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la nuova legge che introduce importanti modifiche al codice penale e al codice di procedura. Si chiama legge Brambilla, dal nome della senatrice di Noi Moderati che l'ha promossa, e cambia radicalmente la tutela degli animali, e i reati per cui è punibile chi li maltratta. Approvata a novembre alla Camera, e a maggio al Senato, ora è a tutti gli effetti esecutiva dopo la pubblicazione in Gazzetta, e introduce importanti novità.
Le nuove norme sono molteplici, e partono da un assunto che sinora la legge non considerava. E cioè che gli animali sono esseri senzienti e capaci di provare sentimenti: come tali possono essere considerate vittime dirette di reati, e non meramente oggetti o proprietà. Un passaggio storico: i reati non sono più classificati “contro il sentimento per gli animali”, ma direttamente “contro gli animali”.
E allora, tra le principali novità ci sono alcuni reati aggiornati con pene più severe. Fino a 4 anni di carcere per chi uccide un animale con crudeltà o sevizie, fino a due anni per maltrattamenti, fino a due anni di reclusione per chi partecipa come pubblico a combattimenti tra specie animali, e il doppio per chi li organizza.
C'è poi il divieto assoluto di tenere i cani incatenati, le pene aggravate per il traffico di cuccioli, il divieto tassativo di uccidere, catturare o detenere animali di specie protetta. Le norme sono tante, e non tutte riassumibili in pochi istanti: la grande innovazione è il ribaltamento della prospettiva. Il rendere, agli occhi della legge italiana, l'animale come un soggetto giuridico da tutelare.
Alcune altre novità, contengono al loro interno anche un inasprimento delle aggravanti. Tutti i reati commessi contro gli animali possono arrivare fino ad un aumento di un terzo della pena se per esempio i fatti sono commessi alla presenza di minori, se sono commessi nei confronti di più animali, se sono diffusi attraverso strumenti informatici e telematici. Un giro di vite, anche per dire "basta" al macabro gioco al massacro di chi sevizia e uccide esseri indifesi, per poi condividere le sue imprese e generare traffico, per quanto molto spesso negativo.
A vigilare sul rispetto delle norme saranno le forze dell’ordine, che ora sono tenute ad intervenire perché questi reati diventano perseguibili d'ufficio, e non più solamente se è il padrone dell'animale a sporgere denuncia.
Le nuove norme, che in linea di massima trovano d'accordo l'intera società civile e non solo le frange animaliste più radicali, a Nordest entreranno però anche in un dibattito che su alcuni grandi animali selvatici è aperto da anni. Non è un mistero che in alcune zone del Veneto il problema della proliferazione dei cinghiali o delle nutrie sia una ferita aperta, per agricoltori e allevatori, che ne lamentano i gravi danni che questi animali possono causare. Rimane allora da capire come si troverà un punto di equilibrio tra la nuova legge a tutela degli animali, e il contenimento di quelle specie che rappresentano un ostacolo per le attività umane. Dal primo luglio, però, è cambiato intanto per la legge italiana il rapporto tra uomo e animale: una svolta storica, comunque la si voglia guardare.