A VENEZIA CON LA "CARTABIA" BORSEGGIATORI IMPUNITI
I borseggiatori a Venezia sono raddoppiati, nel giro degli ultimi anni. E quel che è peggio, è che perseguirli è diventato quasi impossibile. A dirlo non siamo noi, ma direttamente la Polizia Locale veneziana: l'effetto è quello - sembra incredibile ma è così - della riforma giudiziaria voluta dalla ministra Cartabia. Una riforma che ha portato al crollo degli arresti per i borseggi: nel 2019, le persone arrestate a Venezia dagli agenti per furto ai danni dei turisti, erano state 82. Quest'anno, solamente due. L'effetto collaterale della riforma sta avendo un impatto devastante in città turistiche come Venezia.
Il primo problema è legato all’obbligo della formalizzazione della denuncia, che è praticamente impossibile quando il derubato è un turista che dopo alcuni giorni lascia la città, ma anche al processo: all'udienza per direttissima, anche nel caso in cui il ladro di un portafoglio venga pizzicato letteralmente con le mani nelle tasche dei turisti, le vittime devono presentarsi davanti al giudice per il giudizio. E anche in questo caso, diventa spesso impossibile rintracciare i derubati, che nel frattempo sono già ripartiti.
E questo, come seconda conseguenza, sta generando un nuovo fenomeno: la quasi totale impunità provocata dalla Cartabia - spiega la polizia locale di Venezia - sta richiamando in Laguna soggetti che non hanno nulla a che fare con i borseggiatori, maestri del furto con destrezza, ma sono veri e propri rapinatori che se beccati reagiscono con violenza. Come è accaduto negli ultimi giorni. Veri e propri professionisti del crimine, attirati dalla notizia che a Venezia è molto facile farla franca. Gli agenti continuano a fare ciò che possono, dal punto di vista della prevenzione, con controlli intensificati, e repressione. Ma finché anche la normativa non darà una mano a fare davvero giustizia, c'è il rischio che sia una battaglia persa in partenza.