SBLOCCATI AL FOTOFINISH I 93 MILIONI PER IL MOSE
Venezia ha scongiurato il pericolo: la ragioneria dello Stato ha ufficialmente sbloccato 93 milioni di euro che servono per saldare “quasi” tutte le somme spettanti all’esecuzione delle attività del Mose di Venezia per l’anno 2025. Fondi indispensabili al Consorzio Venezia Nuova, che gestisce la grande opera che difende la Laguna dall’acqua alta: soldi senza i quali non solo l’ente (attualmente in liquidazione) non avrebbe potuto pagare i lavori già eseguiti, ma non avrebbe nemmeno potuto programmarne di ulteriori nell’immediato futuro. Di fatto, soldi senza i quali l’attività del Mose (innalzamenti, ma anche manutenzioni comprese) si sarebbe fermata, con danni incalcolabili per Venezia e per l’opera stessa.
Alla fine, lo Stato li ha trovati. “Era fondamentale assicurare gli stipendi ai dipendenti”, ha sottolineato il Ministero delle infrastrutture, Matteo Salvini, “pagare le imprese per i lavori già svolti o in corso e non bloccare un'opera che ha protetto Venezia e la Laguna con oltre 110 sollevamenti".
Eppure la buona notizia per Venezia non frena le polemiche. “I fondi individuati serviranno ad assicurare il funzionamento, la gestione e la manutenzione ordinaria dell'opera”, ha detto il presidente della regione, Alberto Stefani. Soddisfatto si è detto il sindaco di Venezia: “Una risposta concreta – ha scritto in una nota Luigi Brugnaro – per un'infrastruttura unica e un presidio di sicurezza che non può permettersi incertezze”.
Di tutt’altro avviso le opposizioni, che pur rasserenate dallo stanziamento dei fondi, non mancano di sottolineare come fossero semplicemente le diatribe tra Ministeri e nel Governo, a rischiare di bloccare le risorse. “Era un dovere evitare che Venezia pagasse il prezzo di ritardi e rimpalli di responsabilità che nulla hanno a che vedere con l’interesse pubblico”, ha detto il segretario veneto dem, Andrea Martella., Chde però ha chiosato: “Se per il Mose i soldi si sono sbloccati, per la legge speciale non c’è ancora alcuna previsione per il 2026 e gli anni successivi. Un vuoto grave, che certifica l’assenza totale di programmazione e di attenzione verso Venezia”.