ARRESTI E 100 INDAGATI: RAMI CALABRESI NELLE FRODI
108 persone indagate, e 26 di queste facenti parte di un'associazione a delinquere collegata alla criminalità organizzata. 81 società sottoposte a indagine per numerose ipotesi di reato, in prevalenza del settore fiscale. 5 persone finite in carcere, sette ai domiciliari, una con obbligo di dimora tre 3 misure interdittive. E' questo, il pesantissimo bilancio dell'indagine, coordinata dalla procura di Reggio Emilia, che ha visto scattare all'alba il blitz< di oltre 350 militari, tra finanzieri e Carabinieri, in molte regioni italiane, dall'Emilia al Veneto, dalla Lombardia alla Toscana e Piemonte, fino a Calabria e Campania. La complessa indagine ha scoperto l'esistenza di un sodalizio criminale composto da calabresi originari di Cutro che si erano infiltrati nel tessuto economico e imprenditoriale del Nord Italia.
Il loro business era principalmente quello di emettere fatture false per operazioni inesistenti, e la gestione di importanti prestazioni tra servizi, cantieri, pulizie e manutenzioni industriali, ma anche commercio all'ingrosso e autonoleggio
La banda apriva società cartiere che acquisivano società realmente esistenti, per poi emettere le fatture fraudolente che venivano saldate da società compiacenti, alle quali poi veniva ritornato immediatamente parte del denaro.
Oltre ai reati fiscali, le persone arrestate avevano messo in piedi anche un giro di estorsioni, riciclaggio ed auto-riciclaggio, bancarotta fraudolenta e frodi allo stato, come frode al welfare statale, mediante la percezione illecita di almeno 60 mila euro di indennità di disoccupazione NASPI, o 72 mila di contributi covid illeciti.
Nel corso delle perquisizioni, i finanzieri hanno rinvenuto anche 18 chili di hashish e 4 di marijuana, arrestando un'altra persona per spaccio, e sequestrando preziosi ed orologi di valore. Un giro d'affari illegale di circa cento milioni di euro.