EUROPEE, L'USUALE PARATA DI CANDIDATI INCOMPATIBILI
Nella serata del primo maggio, sono scaduti i termini per la presentazione delle liste dei candidati alle Elezioni Europee che si terranno nel weekend dell'8 e il 9 giugno. Si tratta, dopo le elezioni politiche, dell'unica altra tornata che chiama alle urne tutti i cittadini del nostro paese, per eleggere i 76 europarlamentari spettanti all'Italia, più di uno su dieci rispetto ai 720 eurodeputati totali che sederanno a Strasburgo. Gli elettori nella Penisola potranno esprimere tre preferenze tra i candidati, cosa che per le politiche invece non è ammessa. Nonostante tutto ciò, le europee hanno storicamente un'affluenza più bassa rispetto alle politiche, e riscontrano un appeal minimo tra la popolazione. E dire che la politica interna, ormai, è condizionata pesantemente dalle decisioni assunte a livello comunitario. Basterebbe questo per capire quanto queste elezioni siano importanti. Ma basta scorrere le liste depositate dai partiti, per capire come mai gli italiani possano sentirsi per nulla coinvolti nella scelta.
Sulle schede elettorali quest'anno gli elettori troveranno candidati 'Giorgia Meloni detta "Giorgia"', un nome diventato ormai uno slogan, capolista di Fratelli d'Italia in tutte le circoscrizioni, ma pure Carlo Calenda, Antonio Tajani, Elly Schlein e Emma Bonino. Sapete cos'hanno in comune, tutti questi leader di partito candidati alle Europee? Sono politici che, se venissero eletti al Parlamento Europeo, non ci andrebbero. La carica che ricoprono, parlamentari, ministri o premier che siano, è ovviamente incompatibile con uno scranno a Bruxelles. Eppure hanno comunque deciso di piazzare i loro nomi in cima alle liste per aumentarne la visibilità e i voti.
Negli altri grandi paesi europei, anche in Olanda e in Croazia ci sono leader di partito nelle liste per l'Europarlamento: Geert Wilders, leader del partito di estrema destra olandese e alleato di Salvini, ha vinto le elezioni ed è impegnato (faticosamente) a formare un governo; in Croazia il primo ministro Andrej Plenkovic ha annunciato che sarà il capolista del suo partito, scelta bollata come “Incredibile” dal sindaco di Zagabria, leader della sinistra croata. Lì insomma sono rimasti sorpresi, da noi invece è la normalità. Del resto, in quasi tutti i paesi UE questa pratica non viene considerata: uno specchietto per le allodole per raccattare voti, crollati a colpi di percentuali quantificabili a decine negli ultimi quarant'anni, e poi spedire a Bruxelles qualcun altro, in barba alle preferenze espresse dagli italiani. Fin quando non si capirà che questo atteggiamento è la causa, e non la soluzione, del disinteresse degli italiani per la politica, le cose non potranno che peggiorare.