GIUSTIZIA, ARRIVA LA RIFORMA SOGNATA DA BERLUSCONI
Il Governo, con un consiglio dei ministri durato appena venti minuti, ha varato la grande riforma della giustizia. Quella che accelererà i processi e farà recuperare ai tribunali italiani il tempo perso, riportandoci nel mondo moderno e rispettando le richieste che l’Europa ci aveva mosso per finanziare i progetti del PNRR, direte voi? Niente affatto. L’ok arriva al disegno di legge costituzionale per cambiare, in maniera radicale, la composizione della magistratura. Passa il progetto del ministro Nordio sulla separazione delle carriere, che altro non è che il sogno di Silvio Berlusconi che i suoi continuano a portare avanti. Il Governo ha deciso definitivamente di portare avanti una legge che separa le carriere di giudici e pubblici ministeri. Quella stessa mossa che si voleva proporre nel giugno 2022 con un referendum che, per tutta risposta, non raggiunse nemmeno la metà del quorum richiesto fermandosi al 20% dei votanti, tanto per capire quanto la questione possa stare a cuore del paese.
Le principali novità, oltre alla separazione di magistrati requirenti e giudicanti (si capirà solo successivamente, con le norme dell'ordinamento giudiziario se nasceranno anche due concorsi diversi), sono la costituzione di due diversi CSM: l'uno organo di autogoverno delle toghe giudicanti, e l'altro per quelle requirenti, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica. Si rivoluziona soprattutto il metodo di elezione di entrambi i futuri componenti, che saranno tutti indicati tramite sorteggio. Un colpo di spugna indigesto alle toghe, con cui l'esecutivo prova a risolvere il problema delle correnti.
La funzione disciplinare nei confronti dei magistrati, altro nodo cruciale, passa dal Csm a un nuovo organismo apposito, l'Alta corte disciplinare, composta da quindici giudici, sei laici e nove togati, anche inh questo caso estratti a sorte. “Un provvedimento epocale”, ha detto il ministro Nordio. Anche se il grande problema, ora, è capire che ne penseranno il Quirinale e la Corte Costituzionale.
Rimane, ed era il grande dubbio alla vigilia della presentazione del testo, l'obbligatorietà dell'azione penale, il dovere dei pm di perseguire qualsiasi reato di cui abbiano conoscenza. Ma rimane anche il dubbio che questa riforma non possa fare altro che, invece che tutelare di più i cittadini, rallentare e depotenziare i magistrati. La cui associazione, l’ANM, si dice preoccupatissima, e ancora minaccia lo sciopero.