IL PAPA A TRIESTE, CROCEVIA DI POPOLI E ACCOGLIENZA
La democrazia è malata ma è l'unica risposta ai populismi e agli egoismi: è questo, il messaggio che Papa Francesco ha voluto dare alla Chiesa italiana riunita a Trieste per la Settimana sociale dei cattolici. Il Pontefice ha chiuso con la visita alla città di confine due mesi intensi che l'hanno visto calcare per ben tre volte il suolo del Nordest: prima Venezia, poi Verona, e infine appunto Trieste. Una città che, baciata dal sole, ha accolto il Santo Padre con una grande festa, ottomila cappellini bianchi in piazza Unità che hanno ascoltato la santa messa e l'Angelus che Francesco ha incentrato, nella sua omelia, sul tema della democrazia e non solo. Era proprio questo, il nodo cardine degli incontri delle Settimane Sociali: la preoccupazione per l'astensionismo galoppante, i timori che la popolazione non possa esprimersi e partecipare come vorrebbe, l'ondata populista che attraversa le principali democrazie del mondo.
Nelle quattro ore di permanenza in città, il Papa ha accarezzato Trieste, il suo essere crocevia di popoli, la sua accoglienza ai migranti.
Tra i migranti, i malati e i disabili che papa Francesco ha incontrato nel capoluogo giuliano, anche una giovane ventenne palestinese, giunta poche settimane fa a Trieste con un volo umanitario dopo essere fuggita da Gaza insieme con la piccola Julia, bambina affetta da un grave linfoma. La celebrazione eucaristica ha concluso la visita del Pontefice che in mattinata aveva partecipato alla 50.ma Settimana sociale dei cattolici in Italia, incontrando rappresentanti ecumenici ortodossi, giovani studenti e mondo accademico.