LA CALDA ESTATE DELLE CARCERI: "DISCARICHE SOCIALI"
Dopo il suicidio di un detenuto, nel carcere di Sollicciano, a Firenze, è scoppiata una rivolta dei reclusi: fiamme, fuoco, l'intervento dei pompieri ha scongiurato il peggio. Dopo il ritrovamento di un detenuto senza vita, forse per cause naturali, all'interno del penitenziario di Viterbo, una sezione del carcere laziale che ospita circa 50 detenuti ha visto andare a fuoco suppellettili e materassi. A Napoli, carcere di Poggioreale, i reclusi trascorrono l'ora d'aria tra le 13 e le 15, sotto il sole e con un solo ventilatore che si passano di mano in mano. Molti, decidono di rinunciarci e di tornare subito in cella. A Trieste, nella notte tra giovedì e venerdì, i reclusi del carcere Ernesto Mari hanno contestato le condizioni invivibili nel penitenziario, a causa del caldo e del sovraffollamento: hanno appiccato il fuoco agli arredi e alle lenzuola, una vera e propria rivolta con un gruppo di detenuti asserragliati, e forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa che avrebbero lanciato gas lacrimogeni. Il bilancio è stato di otto feriti, molti dei quali intossicati: due sono ricoverati nel reparto Medicina d'urgenza, nessuno è in pericolo di vita.
Sono queste, le immagini che arrivano in questi giorni dai nostri penitenziari. Luoghi di detenzione dove la vita è un inferno. A Trieste, l'ultimo teatro di una rivolta dietro le sbarre, attualmente sono ospitati 260 detenuti, a fronte di una capienza dichiarata di 150 persone al massimo. Il tutto, mentre il dossier "Morire di carcere", ci racconta che dall'inizio del 2024 sono già 117 i detenuti morti all'interno degli istituti di pena in Italia. 54 ufficialmente per suicidio, 63 classificati come "altre cause", che però vuol dire tutto e niente: tra questi ultimi è conteggiato anche il 67enne deceduto dopo sei mesi di sciopero della fame nel carcere di Augusta, in Sicilia.
Il Governo, pochi gironi fa, ha varato un decreto urgente per provare a mettere un palliativo ad una situazione che sta diventando esplosiva. Nuove disposizioni in materia di personale, un riordino dell'ordinamento penitenziario, la semplificazione dell’accesso ai benefici per le persone, come minori o tossicodipendenti che è meglio stiano in cura, piuttosto che dietro le sbarre. Ma nel concreto, sono ben pochi i provvedimenti che diventeranno immediatamente esecutivi.
Al problema del sovraffollamento delle carceri, già di per sé al limite della sopportazione, c'è anche quanto ha provocato il cosiddetto decreto Caivano. E cioè minorenni che finiscono detenuti con una facilità superiore, a quando avveniva prima: nel carcere minorile di Treviso ci sono 12 posti, e 24 ragazzi detenuti. Al Beccaria di Milano, teatro recentemente di rivolte ed evasioni, la situazione non va meglio.
E il governo? Sì, facilita il trasferimento dagli istituti penitenziari alle comunità di accoglienza. Ma non affronta il tema del sovraffollamento né delle condizioni di detenzione. Una fetta consistente dei nostri detenuti è rappresentata dai reclusi stranieri, e ci sono paesi, quelli nei quali la detenzione rispetta i diritti umani, nei quali il Governo potrebbe immediatamente avviare trattative e accordi per inviare i loro detenuti alle loro galere. Per ora però tutto tace, e l'estate è solo all'inizio. Sarà una calda estate, garantisce chi quotidianamente ha a che fare con gli istituti di pena d’Italia.