MEDICINA, SI CAMBIA: PESANTI CRITICHE DAI RETTORI
"Profonda preoccupazione". Questa, è la prima posizione ufficiale assunta da rettrici e rettori riuniti nella Crui, la Conferenza dei rettori italiani, dopo il via libera, arrivato in commissione al Senato, della proposta di riforma dell'accesso ai corsi di medicina. Preoccupazione dovuta principalmente a tre fattori: la sostenibilità economico-finanziaria, dopo i tagli che hanno sfiorato il 10% nei bilanci degli atenei, e l'accoglienza e formazione adeguata dei futuri aspiranti medici inducono i rettori a ritenere impensabile, che le risorse utilizzate finora per 20.000 studenti siano sufficienti per i 60-80.000 candidati che frequenterebbero i corsi al primo semestre, se la riforma andasse a regime.
All'indomani del primo step superato dal disegno di legge delega voluto dalla maggioranza, Lega re Forza Italia in primis, l'entusiasmo iniziale sta lasciando il posto alle critiche e ai dubbi del caso. Niente test in ingresso, ma primo semestre aperto a tutti e poi accesso programmato al secondo a seconda dei risultati dei primi esami, uguali per tutti gli atenei: l'unico aspetto concretamente positivo di questa novità, sarebbe l'abolizione del quizzone di cultura generale per valutare la propensione di un ragazzo a diventare medico dopo dieci anni di studi. Una follia.
Ma la riforma non risolve i problemi, anzi, perché innanzitutto non cancella il numero chiuso: è questo, il vero male dell'università italiana. Sbarrare la strada agli aspiranti medici subito o dopo sei mesi non fa alcuna differenza.
Nella realtà dei fatti, come sostiene l'Unione degli studenti Universitari, la selezione che prima era all'ingresso, con questa riforma verrà solo spostata alla fine del primo semestre. I problemi, quindi, saranno quello di adeguare gli spazi a dieci volte gli studenti di oggi, per poi utilizzarli solo per metà anno, con ricadute ancora più pesanti sulle università che registreranno un numero maggiore di iscritti rispetto alle altre. Senza tralasciare che così facendo, il sistema sanitario nazionale non vedrà risanata la cronica mancanza di professionisti Una pia illusione, quindi, soprattutto per loro: gli studenti stessi.