CARTE FALSE PER I PERMESSI: DUE ARRESTATI A PADOVA
Falsificavano i documenti per ottenere permessi di soggiorno, in cambio di mazzette tra i 1500 euro e i 3 mila euro. Un mercato sulla pelle dei migranti, che ha visto coinvolti datori di lavoro, dipendenti e centri per l’impiego. L’inchiesta dei carabinieri della compagnia di Eboli è partita dalla Piana del Sele, in Campania, terra di braccianti e aziende agricole ma anche di caporalato e sfruttamento della manodopera, e si è estesa fino a Padova.
I carabinieri, su richiesta della procura di Salerno, hanno eseguito 16 misure cautelari. Due le persone condotte in carcere, 11 ai domiciliari, 3 destinatarie di obbligo di dimora. Nel padovano, i Carabinieri della compagnia euganea hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, notificata ad un 49enne di origine salernitana, e di arresti domiciliari per il padre, un 81enne nato ad Eboli. Padre e figlio, che nel padovano gestirebbero due attività di rivendita tabacchi, non si vedono contestate attività commesse in Veneto, ma secondo gli inquirenti sarebbero coinvolti nella macchina dei falsi permessi di soggiorno messa in piedi in Campania. Insieme al 49enne domiciliato a Padova, in carcere è finito anche un quarantenne del Bangladesh. L'associazione, secondo la Procura, avrebbe attestato documenti falsi per far accedere i lavoratori al decreto flussi, attraverso datori di lavoro e centri di assistenza per l'impiego compiacenti.
I carabinieri contestano 285 pratiche di richiesta di permesso di soggiorno, tutte relative al 2020. Nove sarebbero quelle andate a buon fine: le vittime pagavano un conto salato, per provare a ottenere i documenti, dai 1500 per rientrare nella conta dei flussi stagionali, ai 3mila euro per le pratiche di emersione dal lavoro irregolare.