PARCO FOTOVOLTAICO, IL NUOVO DUELLO SAVE-BRUGNARO
L’ennesimo braccio dei ferro tra Save e Comune di Venezia potrebbe giocarsi, stavolta, su un campo diverso. Anzi, su un vero e proprio campo: una superficie agricola sulla quale l’ente che gestisce il sistema aeroportuale regionale vorrebbe costruire un mega parco fotovoltaico.
Il progetto è spuntato fuori a fine luglio,m e ha subito registrato l’insurrezione di cittadini, politici, amministratori e categorie.
Save, da qui al 2037, vorrebbe realizzare un maxi impianto con un’estensione di ben 68 di ettari, come 95 campi da calcio, dove saranno posizionati 92 mila pannelli fotovoltaici. L’area sulla quale potrebbe prendere corpo il progetto, è quella composta da alcuni terreni di proprietà della Fondazione Querini Stampalia, tra la tangenziale e le vie Ca’ Solaro e Vallon. Un progetto faraonico che potrebbe fornire il 52% del fabbisogno elettrico dell’aeroporto intercontinentale Marco Polo di Tessera sfruttando una superficie agricola all’interno dell’area che Save aveva acquistato, a nord dello scalo e all’interno del confine naturale costituito dal fiume Dese. Un’opera che darebbe un ulteriore impulso anche alla possibilità di costruire, se necessaria, le seconda pista per decollo e atterraggio.
Attualmente, una prima valutazione di impatto ambientale è già avviata sull’impianto di Ca’ Solaro, decisamente più ridotto rispetto al mega progetto di Save, ma il problema è che l’area è indicata come ambito agricolo di primaria importanza, in cui sono ammesse nuove costruzioni solo per esigenze legate all’attività agricola. E se la Città metropolitana dovesse inserire quei tereni nella lista delle aree agricole di pregio, nelle quali non si possono realizzare impianti fotovoltaici e agrivoltaici perché si ritiene che le distese di pannelli abbiano impatti devastanti sul paesaggio e rendano comunque problematiche le coltivazioni, metterebbe una pietra tombale sull’intero progetto. I 18 ettari del possibile impianto di Ca’ Solaro sono già stati inseriti in questa lista, ed è immaginabile che sia lo stesso per i 68 ettari di Save, che sono incastonati a ridosso del fiume Dese, di un sito Unesco e dell’area archeologica di Altino.
Brugnaro è fermamente contrario, Save si gioca la carta della pubblica utilità dell’opera. E all’orizzonte, potrebbe nascere quindi un nuovo scontro tra il primo cittadino e il presidente Enrico Marchi.