MUOIONO PER TRASFUSIONE INFETTA:“COMUNE RISARCISCA"
Tutto comincia nel 1972, con una trasfusione di sangue all’ospedale civile di Venezia. Da quella sacca infetta una donna contrae l’epatite C, che negli anni evolve in cirrosi epatica e la porta alla morte nel 2009. La stessa malattia colpisce anche il marito, contagiato involontariamente dalla moglie: morirà pochi anni dopo.
Per i familiari si apre una lunga battaglia giudiziaria. I giudici riconoscono il nesso tra le trasfusioni e la malattia e condannano il Comune di Venezia a risarcire i danni. In dieci anni l’amministrazione ha già versato oltre 2 milioni e mezzo di euro: un milione e mezzo per la donna, più di 940 mila per il marito.
L’ultima sentenza della Corte d’Appello, lo scorso luglio, riconosce anche un risarcimento ai nipoti per la perdita del nonno. Ma il Comune contesta di essere il soggetto responsabile e sostiene che i costi debbano ricadere su sanità, Regione e ministeri competenti.
Per questo Ca’ Farsetti ha deciso di ricorrere al tribunale per ottenere il rimborso delle somme già pagate.
Non si tratta di un fatto isolato comunque: sono numerosi i casi in Italia di persone che hanno contratto malattie come l'epatite C a causa di trasfusioni di sangue infetto negli anni '70 e '80. La legge sulla sicurezza del sangue è stata introdotta solo negli anni successivi, ma i danni erano ormai stati fatti.