BARCAVELOX, DUE ANNI DI ATTESA PER L’OMOLOGAZIONE
A Venezia la piaga del moto ondoso continua a generare tensioni. Nonostante i recenti passi avanti, la sperimentazione del sistema “SiSa” per il controllo della velocità nelle acque lagunari durerà altri due anni, fino al dicembre 2026, per completare l’omologazione del barcavelox. Questo strumento, progettato per sanzionare chi supera i limiti di velocità, rappresenta una delle risposte al problema, ma i tempi necessari per la sua piena operatività suscitano critiche.
Le società remiere, da sempre in prima linea contro i danni provocati dal traffico acqueo, lamentano l’attesa e sottolineano che i controlli effettuati finora, sebbene intensificati, non sono sufficienti. Inoltre, il sistema “SiSa” viene giudicato limitato, perché efficace solo nei rii interni, lasciando scoperti i canali più grandi. Anche perché i problemi sorgerebbero proprio lungo questi canali: la strumentazione permette di rilevare la velocità di un natante che si trova a centinaia di metri di distanza?
Anche le scelte sui mezzi pubblici e sulle motorizzazioni continuano a sollevare perplessità. Gli scafi e i motori, secondo le remiere, contribuiscono al problema: pur più moderni e meno inquinanti, aumentano il moto ondoso a causa della maggiore massa.
Mentre il Comune di Venezia insiste sulla necessità di rispettare i tempi tecnici per l’omologazione, resta alta la preoccupazione per i danni alle rive della città, nonché per la sicurezza della navigazione. Il moto ondoso, dunque, rimane una questione aperta, con soluzioni che sembrano ancora lontane dal rispondere pienamente alle esigenze del territorio.