L'IRA DI ZAIA SPACCA LA DESTRA: LEGA TRA DUE FUOCHI
"Non accetto lezioni da bocche sfamate dal Parlamento per 30 anni, il divieto del terzo mandato è un'anomalia tutta italiana". Lo sbotto di Luca Zaia, dopo settimane di moderazione e parole soppesate, agita il centrodestra. E soprattutto suona come una sorta di aut aut a cui la politica, in particolare quella veneta, sembra pronta a rispondere in tempi brevi.
"Se il centrodestra è unito, dall'altro lato possono candidare anche il Padreterno: vinceremmo comunque noi": con queste parole, il coordinatore di Forza Italia in regione, Flavio Tosi, liquida la questione. Non c'è pericolo, dice l'ex sindaco leghista di Verona, che senza Zaia il centrodestra possa essere più debole: se i partiti si presentano con una candidatura unitaria - e non è un mistero che Tosi farebbe carte false per candidare se stesso - non c'è partita.
Il futuro, però, spaventa la Lega dall'interno. "Penso che la Lega possa legittimamente chiedere la presidenza del Veneto e abbiamo tanti ottimi amministratori, a parte Zaia, che potrebbero correre", osserva Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera del Carroccio. Di ben altro avviso è invece il senatore leghista Claudio Borghi: calare un nome dell'alto, a suo dire, può diventare un boomerang in una regione identitaria come il Veneto.
Il forzista Gasparri liquida la questione senza mezzi termini: "Zaia ha già fatto l'amministratore locale e il ministro: troveremo il modo di sfamarlo", ironizza il capogruppo azzurro al Senato ammettendo chiaro e tondo che l'intenzione è di andare avanti senza il terzo mandato. Un'opportunità che Fratelli d'Italia valuta almeno per due motivi: togliere Zaia dalla corsa in Veneto, e fare lo stesso anche per De Luca ed Emliano in Campania e Puglia. Con loro di nuovo in corsa, le speranze di ribaltone per il centrodestra si abbassano di molto. Ma il rischio è di sacrificare il Veneto, in nome di questa battaglia: se la lista Zaia corresse da sola appoggiando un candidato terzo, spariglierebbe sicuramente le carte sul tavolo.