MANCA ANCORA IL SÌ UFFICIALE ALLA TREGUA
Non c’è ancora una risposta definitiva da parte delle due parti, secondo il primo ministro Netanyahu si tratta di una “questione di giorni o ore”.
La tregua si dividerebbe in 3 fasi, 42 giorni totali, il primo dei quali vedrebbe il rilascio di tre donne civili israeliane e di due bambini che, secondo Hamas, sarebbero morti in un raid israeliano.
La settimana dopo sarebbe la volta delle 5 soldatesse e delle cosiddette “liste umanitarie”, che comprenderebbero 33 ostaggi tra cui donne, anziani e malati.
Secondo le indiscrezioni israeliane questi sarebbero per la maggior parte vivi.
Netanyahu si dice preoccupato per la seconda e terza fase, parole riferite dai familiari degli ostaggi con i quali si è incontrato in giornata. Il primo ministro sarebbe “pronto a una tregua prolungata” a patto che vengano rilasciati tutti gli ostaggi tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza.
Tel Aviv avrebbe posto il veto sul rilascio dei prigionieri responsabili del massacro del 7 ottobre, come pure sul ritorno del corpo dell’ex leader di Hamas Yahya Sinwar.
In Israele, l’esecutivo starebbe esercitando pressioni sui due ministri di estrema destra, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, contrari a qualsiasi accordo, che sarebbe, per loro, l’equivalente di una resa.